Contenuti per adulti
Questo testo contiene in toto o in parte contenuti per adulti ed è pertanto è riservato a lettori che accettano di leggerli.
Lo staff declina ogni responsabilità nei confronti di coloro che si potrebbero sentire offesi o la cui sensibilità potrebbe essere urtata.
Ombre di passione
CAPITOLO 1 – L’arrivo a Ravenfall
Il cielo sopra Ravenfall era grigio, denso di nuvole basse che sembravano sfiorare i tetti delle case. La pioggia cadeva leggera, ma incessante, come una carezza fredda sulla pelle. Luna abbassò il finestrino della macchina per un momento. L’aria profumava di terra bagnata e nostalgia. Le dita tremavano, non solo per il freddo.
La villa apparve tra gli alberi come un’ombra antica: grande, austera, quasi viva. Due cancelli neri si aprirono lentamente, cigolando come se non fossero stati usati da anni. Il cuore di Luna ebbe un sussulto.
Era tutto reale.
Il padre era morto. E ora, quella casa, quel tutore sconosciuto… erano la sua nuova vita.
L’autista accennò un gesto con la testa e la lasciò sola davanti alla porta d’ingresso. Prima che potesse bussare, la porta si aprì.
*Damon Vesper.*
Trentadue anni, alto, figura imponente. Camicia nera, maniche arrotolate. Occhi grigi come l’inverno. Lo sguardo era calmo, troppo calmo. Il tipo di calma che fa paura.
«Luna,» disse. La sua voce era bassa, roca. «Benvenuta.»
Lei annuì, stringendo la valigia con forza. «Grazie… signor Vesper.»
«Solo Damon. Sei a casa, ora.»
Casa.
La parola rimbombò nella testa di Luna con amarezza. Nessun posto lo sarebbe stato più.
**
La villa era immensa. Corridoi infiniti, mobili scuri, quadri di famiglia coperti dalla polvere. Ogni passo echeggiava come se fosse seguito da qualcosa. Luna cercava di non guardare troppo a lungo le porte chiuse. Ogni cosa lì dentro sembrava nascondere qualcosa.
Damon la guidò nella sua stanza: ampia, con un camino spento, lenzuola bianche e fredde. Nessun colore, nessun calore. Appoggiò la valigia e si voltò. Lui era ancora lì, in piedi, a guardarla.
«Se hai bisogno di qualcosa… io sono sempre in casa.»
«Grazie.»
«Ma non aprire mai la porta in fondo al corridoio o quella della biblioteca. Hai capito?»
Lo disse senza rabbia, ma con una fermezza che le ghiacciò il sangue.
Luna deglutì. «Sì.»
Damon fece un passo indietro. «Buona notte, Luna.»
E scomparve dietro la porta.
**
La notte a Ravenfall era nera come inchiostro. Nessun rumore. Nessun lampione. Solo il suono costante della pioggia sul vetro.
Luna non riusciva a dormire. C’era qualcosa nei muri di quella casa, qualcosa che pulsava. E nella mente, quell’unica porta proibita sembrava chiamarla con voce sottile.
Ma più forte ancora, era il ricordo di quegli occhi grigi. Occhi che l’avevano osservata non come una ragazzina da proteggere…
Ma come una verità che non si può ignorare.
---
*CAPITOLO 2 – La stanza proibita*
La pioggia aveva smesso di cadere, ma la villa sembrava ancora impregnata di umidità e mistero. Luna si svegliò con la sensazione che qualcuno l’avesse chiamata, un sussurro appena percettibile, quasi un’eco nella mente.
Era ancora buio, ma non riusciva più a dormire. Decise di esplorare la casa, se non altro per placare l’ansia che le stringeva il petto.
Camminò in punta di piedi lungo il corridoio principale. Il pavimento scricchiolava sotto le sue scarpe. Tutto era silenzioso, tranne il battito accelerato del suo cuore.
La vide. *La porta.*
Era in fondo al corridoio, quella di cui Damon le aveva parlato con così tanta fermezza. Sembrava una qualunque, ma aveva qualcosa… un’aura strana. Come se stesse proteggendo qualcosa di importante. O di pericoloso.
Luna si avvicinò lentamente. Passò le dita sul legno liscio. Nessun rumore. Nessuna luce. Provò a girare la maniglia.
*Chiusa.*
Un brivido le attraversò la schiena. Non sapeva se fosse sollievo o delusione.
«Non ti è stato detto di non avvicinarti?»
La voce di Damon, improvvisa e tagliente, la fece sobbalzare. Era alle sue spalle, avvolto nell’ombra, con solo mezza faccia illuminata da una luce fioca proveniente dal corridoio.
«Scusa… non volevo—»
«Volevi. È per questo che sei qui.» Si avvicinò lentamente, passo dopo passo. «La curiosità è un vizio pericoloso in questa casa, Luna.»
Lei abbassò lo sguardo, ma il cuore le batteva all’impazzata. «Perché è chiusa?»
Damon le fu vicino. Poteva sentire il suo respiro. «Perché ci sono verità che fanno più male delle bugie.»
Poi si voltò e se ne andò, lasciandola lì, in piedi, col fiato corto e un milione di domande in testa.
Quella notte, Luna capì che Damon non era solo un uomo cupo e solitario. Era un enigma. Uno che non voleva essere risolto.
Ma lei aveva già deciso: *lo avrebbe risolto comunque.*
---
*CAPITOLO 3 – Il ballo delle maschere*
Il sole di Ravenfall era raro e pallido. Quando filtrava tra le tende spesse della villa, sembrava quasi fuori luogo, come se stesse violando un segreto.
Luna camminava tra i corridoi in silenzio. Da giorni non riusciva a togliersi dalla mente quella porta chiusa… e Damon. I suoi silenzi parlavano più delle sue parole. Ed era proprio in quei silenzi che Luna trovava inquietudine… e desiderio.
Una sera, un invito arrivò: *un ballo privato*, organizzato da una famiglia influente della zona. Damon ricevette l’invito, lo lasciò sul tavolo e disse solo: «Prepara un abito.»
Nient’altro.
**
Il palazzo dove si svolgeva l’evento era un’opera d’arte decadente: lampadari di cristallo, maschere ovunque, musica lenta e champagne che brillava nei calici.
Luna indossava un abito nero lungo, con una maschera dorata che copriva metà del viso. Non conosceva nessuno. Si sentiva esposta, ma anche libera. Damon non l’aveva ancora raggiunta.
Camminava tra volti sconosciuti, finché non sentì una voce roca e profonda alle sue spalle. «Non dovresti girare da sola, piccola ombra.»
Si voltò.
Era *lui*.
---
La notte al ballo delle maschere segnò per Luna un punto di non ritorno. Tra luci soffuse e sussurri nascosti, capì che Damon era un uomo diviso, intrappolato tra ciò che desiderava e ciò che temeva. Quel breve contatto, quella danza sfiorata, lasciarono un segno indelebile nel suo cuore. Ma la sua avvertimento riecheggiava ancora nelle orecchie: *"Non innamorarti di me."* Un monito doloroso, che preannunciava tempeste oscure e scelte difficili. Luna sapeva che la strada davanti a lei sarebbe stata tormentata, ma per la prima volta sentiva il richiamo di qu
alcosa di più profondo, capace di spezzare anche le maschere più spesse. E non avrebbe potuto più tirarsi indietro.